“La migrazione è espressione dell’aspirazione umana alla dignità, alla sicurezza e a un futuro migliore. Fa parte del tessuto sociale, della nostra stessa composizione come famiglia umana”.
Ban Ki-moon, ex Segretario generale delle Nazioni Unite
I lavoratori migranti contribuiscono alla crescita e allo sviluppo dei Paesi di destinazione e di origine, in particolare attraverso le rimesse e la circolazione delle competenze acquisite. L’ l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) stima che oggi nel mondo ci siano 150 milioni di lavoratori migranti. Tuttavia, il processo migratorio comporta sfide complesse. Le recenti crisi hanno evidenziato il ruolo critico dei migranti come lavoratori essenziali, ma hanno anche messo in luce la loro vulnerabilità alle conseguenze sanitarie, economiche e sociali di queste crisi. La pandemia COVID-19 ha avuto un effetto devastante sui lavoratori migranti e sul loro accesso a un lavoro dignitoso. Oltre alla crisi sanitaria, le misure di contenimento, tra cui le serrate e la chiusura delle frontiere, hanno avuto implicazioni sulle condizioni di assunzione e di impiego dei lavoratori migranti.
Per affrontare le molteplici sfide del processo migratorio, l’OIL ha esplorato il ruolo della digitalizzazione. In che modo le tecnologie digitali possono facilitare una migrazione lavorativa sicura e un reclutamento equo? Da dove cominciare? Come assicurarsi che la tecnologia offra benefici reali? Per rispondere a queste domande, dovremmo capire meglio perché e come i lavoratori migranti utilizzano la tecnologia digitale. A questo scopo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha condotto una ricerca che comprende un’analisi del panorama dei prodotti digitali esistenti. La ricerca fa parte dell’Iniziativa per il Reclutamento Equo (IRE) dell’OIL.
I migranti che hanno partecipato allo studio hanno riferito di aver raccolto un’ampia gamma di informazioni relative al loro viaggio e al loro impiego, tra cui documenti, informazioni sul salario, sull’alloggio e sui contratti. Tuttavia, la metà (49%) ha dichiarato di non utilizzare affatto la tecnologia digitale. I motivi principali sono la mancanza di conoscenze sulle fonti da consultare e la convinzione che altre fonti siano più affidabili. I lavoratori migranti hanno classificato la disinformazione come la principale preoccupazione associata all’uso della tecnologia digitale, per cui si fidano di più di amici, familiari e agenzie di reclutamento che delle fonti online.
Eppure le tecnologie digitali potrebbero rappresentare un punto di svolta, soprattutto per la protezione dei migranti. Il numero di utenti di contenuti online in tutto il mondo continua a crescere e lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) è stato senza precedenti dall’inizio del COVID-19. Ciò ha dato origine a nuovi strumenti digitali, compresi quelli destinati ai lavoratori migranti, come app, siti e portali web. Le TIC stanno acquisendo sempre più importanza, consentendo ai migranti di avere accesso a informazioni aggiornate prima e durante la migrazione. Un’ampia gamma di informazioni potrebbero essere veicolate, tra cui le condizioni di lavoro, le leggi sul lavoro, i costumi e la cultura, gli standard di assunzione e di impiego, nonché i diritti dei lavoratori, tutte informazioni fondamentali per la loro protezione e pari trattamento con i lavoratori nativi.
La digitalizzazione, compreso il processo di rilascio dei permessi e dei visti di lavoro, è una tendenza in crescita a livello globale. Una piattaforma unica che integri le informazioni può aiutare ad affrontare le questioni chiave per i migranti in ogni fase della migrazione, da un lato, e migliorare il processo governativo di raccolta dei dati relativi alla migrazione, dall’altro.
Le TIC possono essere utilizzate per valutare e riconoscere formalmente e informalmente le abilità e le competenze acquisite. I migranti acquisiscono diverse competenze mentre lavorano all’estero; tuttavia, raramente esistono sistemi di riconoscimento delle competenze al loro rientro. Il reinserimento dei migranti nel Paese d’origine e nel mercato del lavoro nazionale può essere facilitato attraverso l’identificazione e il riconoscimento delle competenze.
Inoltre, la tecnologia digitale può consentire ai migranti di identificare le agenzie di reclutamento legittime da quelle illegittime. I Paesi con sistemi di licenza obbligatoria per le agenzie di reclutamento private potrebbero creare registri pubblici delle agenzie di reclutamento autorizzate. Registri regolarmente aggiornati consentirebbero ai migranti di verificare se le agenzie possiedono licenze valide per facilitare l’incontro di domanda e offerta di lavoro e l’inserimento lavorativo.
Inoltre, le nuove soluzioni digitali per il trasferimento delle rimesse potrebbero contribuire a ridurre i costi per i lavoratori migranti, come previsto dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile all’Obiettivo 10.c.
Tuttavia, sebbene i prodotti digitali abbiano indubbiamente il potenziale per rendere la migrazione per motivi di lavoro più sicura ed efficace, non possono risolvere sfide strutturali. Per sfruttare al meglio la tecnologia digitale, è necessario integrarla in un insieme più ampio di azioni che promuovano un ambiente favorevole al miglioramento delle competenze, all’accesso a un lavoro dignitoso e a una migrazione sicura e regolare. Senza di ciò, si rischia di emarginare ulteriormente le persone più vulnerabili, comprese quelle con bassi livelli di alfabetizzazione e scarso o nullo accesso al digitale.